6.7.11

L'impatto della manovra finanziaria sui giovani e l'Università

La manovra economico-finanziaria che il Governo sta predisponendo, tra i mille distinguo anche interni alla maggioranza parlamentare, rappresenta senza dubbio l’ennesima stangata su un paese che ormai da anni vive sull’orlo del tracollo.
Il disagio economico e la condizione sostanziale di precarietà sociale e lavorativa sono, oggi, sotto gli occhi di tutti. In un quadro ormai drammatico, il Governo, che fa?  Innanzitutto i soliti  giochini e proclami sulla giustizia, in particolare intercettazioni, per mettere al riparo le vari lobby economiche che spuntano come funghi, e modifiche del codice di procedura civile per proteggere la Fininvest (azienda di famiglia) da un risarcimento di 750 Milioni di Euro. E poi elabora una manovra  da 47 Miliardi di Euro, per pareggiare i disavanzi e risanare i conti, come richiesto dall’Unione Europea.
Fin qui, come vedrete, nulla di strano.
Tuttavia, alcune misure della finanziaria altro non sono se non l’ennesima batosta sui cittadini, sulle classi sociali meno abbienti e sui giovani.
Non potendo ora entrare nel merito delle misure predisposte da Tremonti e dal suo ministero, mi limito a valutare come il costo della manovra (che peraltro potrebbe essere ripagata per metà con il denaro pubblico che andremo ad investire sulla TAV, circa 22 miliardi) non inficia minimamente sui grandi capitali e sulle fasce di reddito medio- alte. Piuttosto, va ad incidere su dipendenti pubblici, (vedi blocco del turn-over e blocco degli aumenti stipendiali) sui pensionati (vedi la rivalutazione delle pensioni dai 1400 Euro ai 2300 Euro) e come dicevo sui giovani.
Entrando però nel merito della questione Università, potremmo già da ora fare un piccolo pronostico su ciò che ci aspetta.
Oltre ai noti tagli in vigore (leggi dal 2008 ad oggi) che hanno già comportato l’aumento della tassazione in buona parte degli atenei italiani e la diminuzione delle borse di studio, l’attuale manovra, attraverso un taglio di 9 Miliardi di Euro agli enti locali, aggiuntivo a quello già previsto dalle precedenti finanziarie, non farà altro che ridurre ancor di più i servizi erogati agli studenti universitari.
Come sappiamo, quei servizi, quali alloggi, trasporti, ristorazione,ecc., garantiti a idonei e vincitori delle borse di studio per requisiti reddituali e/o di merito, sono per la quasi interezza erogati dalle Regioni, attraverso l’ente strumentale per il diritto allo studio (ERSU), attraverso un co-finanziamento Stato- Regioni.
Vista la drastica riduzione del fondo statale e l’ulteriore taglio alle Regioni, la diminuzione dei servizi e delle borse sembra quasi scontata.
Per non parlare poi di un ipotizzabile aumento della tassa regionale sul diritto allo studio. Attualmente questa ammonta a 90 Euro ed è compresa nel totale che gli studenti pagano nelle due rate della retta.
Già per l’anno accademico 2011-2012 la Regione Marche vorrebbe portare la quota da 90 a 105 Euro.
E’ più che ipotizzabile un ulteriore aggravio negli anni a venire.
Tutto ciò si collega anche ad un decreto legge con il quale il Governo vorrebbe riformare il diritto allo studio. Si tratta per il momento solo di una bozza ufficiosa sulla quale si stanno confrontando le varie rappresentanze e che a breve dovrebbe essere presentata alla competente commissione parlamentare. Un veloce sguardo mi ha permesso di capire però i presupposti di questo decreto. Come spesso è accaduto nelle ultime proposte normative, c’è l’esplicita nota “senza oneri finanziari aggiuntivi per lo Stato”.
In un quadro così pessimista qualcuno potrebbe obiettare che si tratta soltanto di ipotesi da me elaborate.
Tuttavia, la realtà di questi ultimi 3-4 anni ha dimostrato, più di qualsiasi parola vana, come tutte le ipotesi fatte sono poi divenute verità, con tutti i guai conseguenti.
Allo stesso tempo limitarsi però ad un’analisi sarebbe riduttivo.
E allora occorre guardare, anche con ottimismo, al futuro. Rimboccarci le maniche lavorando efficacemente per salvaguardare sapere e formazione.
E proprio una delle misure su cui le rappresentanze studentesche, insieme agli studenti tutti, dovrebbero spingere, è la riforma della contribuzione studentesca, con una rivisitazione delle fasce di reddito (aumento delle fasce con più scaglioni reddituali) al fine di far pagare di più a  chi ne ha la possibilità (redditi alti) e salvaguardare invece, come scritto “ad imperitura memoria” nella nostra Costituzione, i meno abbienti e privi di mezzi.


Marco Monaldi
-Senatore Accademico UniMc-
-Consigliere degli studenti UniMc-

Nessun commento:

Posta un commento