7.6.11

Il manifesto dell'associazione "Alternativa Ribelle - Ribalta"

Sabato e domenica io e Francesco, assieme ai compagni Federico ed Enrico della Fgci di Fermo, siamo stati a Roma per prendere parte all'assemblea costitutiva dell'associazione 'Alternativa Ribelle - Ribalta'. In sostanza, le giovanili della Federazione della Sinistra danno luce ad un'associazione di carattere politico, culturale e ricreativo, che riparte dai territori per tessere la rete dell'alternativa, far emergere i conflitti e dare delle risposte. Come Laboratorio accogliamo positivamente la nascita di questo movimento, che implicitamente riconosce i meriti della nostra stessa esperienza di Laboratorio Giovanile Sociale come luogo di sperimentazione politica radicato territorialmente e in grado di aprire spazi per altre-pratiche. Penso, e pensiamo, che questi percorsi si possano e debbano incrociare a Macerata, nelle forme che riteniamo più opportune, per far sì che tutt* coloro che credono nella costruzione della 'società dei beni comuni' (per citare Cacciari) si ritrovino insieme e sempre più diano vita a percorsi nuovi di democrazia dal basso e riappropriazione del lavoro e degli spazi sociali.

Stefano



Pubblichiamo di seguito il manifesto dell' associazione "Alternativa Ribelle - Ribalta", sintesi dei due giorno di workshops e discussione.


Per la prima volta dalla nascita della Repubblica le nuove generazioni hanno prospettive ed aspettative peggiori di quelle precedenti. Dopo la fase espansiva dei diritti e del benessere del secondo dopoguerra siamo ormai da anni entrati in una fase regressiva. Il capitalismo ha portato a termine la sua rivoluzione passiva, imponendo un’ideologia che ha progressivamente scardinato le “grandi narrazioni” popolari e democratiche del Novecento e imposto una cultura dell’individualismo e dell’egoismo che ha accompagnato i processi di parcellizzazione del ciclo produttivo e di frantumazione del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori.
I diritti sociali conquistati in anni di lotte e che sembravano ormai acquisiti vengono gradualmente smantellati: non abbiamo alcuna certezza di poter ottenere un'istruzione di qualità, un lavoro appagante e non precario, un salario dignitoso, l'accesso a forme di welfare e alla garanzia di una pensione. La precarietà, raccontata come flessibilità a partire dagli anni '90, ha invaso ogni aspetto della vita, non solo nel mondo del lavoro. È ciò che segna la nostra generazione e la contraddistingue, la rende quasi “unica”. L'aggregazione e l'organizzazione delle soggettività sono pratiche sempre più rare, perché a questa generazione precaria viene prospettato un orizzonte meramente individuale, in cui le generazioni e i lavoratori vengono costretti ad un conflitto fra loro che ci profilano come insanabile ed inevitabile. Proprio in virtù di quest'attacco così potente al nostro futuro, questa generazione ha smarrito la fiducia nella politica quale strumento di trasformazione e cambiamento della propria esistenza. Tuttavia il conflitto è esploso, anche in forme inedite, specie laddove l'offensiva è stata più dura. Si tratta infatti della generazione che ha dato vita a uno dei più grandi movimenti studenteschi della storia del Paese, ha fatto proprie le lotte degli operai di Pomigliano e di Mirafiori per il lavoro e la democrazia, ha reclamato, assieme alle migliaia di migranti che popolano le città italiane, diritti di cittadinanza e diritti sociali per tutti. E' una generazione che non ha scordato la Resistenza, e che contrasta i rigurgiti di neofascismo, xenofobia, razzismo, antisemitismo; una generazione che sente come proprie le battaglie delle donne e del movimento GLBTQI, consapevole che la dignità, così come il diritto ad un amore e ad una sessualità libere e autodeterminate, sono condizioni determinanti per una società davvero democratica.
È la stessa generazione che è scesa in piazza appena gli aerei del colonialismo occidentale sono decollati dalle nostre basi per portare morte e distruzione, scegliendo senza equivoci di stare dalla parte giusta, contro la guerra e dalla parte dell'autodeterminazione dei popoli, guardando con grande speranza alle rivolte che hanno attraversato il mondo arabo, il Maghreb, il Medio Oriente, la Spagna e scorgendo in esse il seme dell’insorgenza di una generazione pronta a riprendere in mano il proprio destino. Sempre la stessa generazione che ha dato vita ai comitati per l'acqua pubblica, a quelli contro il nucleare, portandoli nelle università, nei luoghi di lavoro, con la consapevolezza che le questioni ambientali, della sostenibilità del nostro pianeta, della finitezza delle risorse, sono determinanti nella costruzione dell'altro mondo possibile. Su questo solco mettiamo insieme le nostre energie, per un lavoro comune che serva a ritessere le connessioni tra gli esseri umani, tra i saperi e la coscienza critica, tra l’indignazione privata e la lotta collettiva, tra il presente e il futuro. Dopo anni di arretramento e sconfitte vogliamo tornare a costruire il nostro tempo, per l’oggi e per il domani, siamo stanchi di dover ripiegare e difenderci, è ora di attaccare, di prenderci ciò che ci spetta! Vogliamo costruire un luogo, fisico e ideale, che aggreghi attorno all’iniziativa e alla proposta politica, alla promozione culturale, al dinamismo delle idee. Un luogo che crei l’identità, l'immaginario e la pratica di chi, nel presente e per il futuro, lotta contro lo sfruttamento e per la piena libertà delle donne e degli uomini. Per superare le frammentazioni tra i soggetti che si battono per la trasformazione e il cambiamento, superando l’odioso conflitto generazionale nel quale ci vogliono rinchiudere, per superare così la dicotomia tra chi ha diritti e chi non li ha, tra chi ha un passato da ricordare e chi non ha un futuro da programmare. Nasciamo da queste esperienze, con un'idea complessiva di società da costruire attraverso percorsi partecipati e aperti. Il nostro programma ha vissuto e vive nelle lotte reali. Per abrogare la precarietà, mettendo al centro i contratti a tempo indeterminato e il salario minimo. Per aumentare le risorse destinate all'istruzione, tagliando le spese militari e le missioni di guerra. Per costruire un Paese fondato sulla ricerca e sullo sviluppo, abbattendo il lavoro nero. Per un sistema economico, sociale e culturale epurato da qualsiasi forma di criminalità organizzata. Per una società priva di ingerenze vaticane e religiose. Per tutto questo noi oggi, dopo due anni durante i quali abbiamo fatto crescere il progetto unitario nei territori prima ancora che al centro, siamo finalmente uniti: diamo vita ad Alternativa Ribelle (Ribalta), a partire dall'impegno dei Giovani comunisti e della Fgci, in forma di rete nazionale di nodi territoriali, fondata sui principi della democrazia sostanziale, in cui organizzare la nostra pluralità ed essere finalmente più uniti e quindi più forti.

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